Intervista con Claudio Gargioli detto “Blecchescieff ” di Armando Al Pantheon 

Questo è il suo secondo libro. La scrittura è un esercizio che ha sempre praticato, sia nella forma della commedia che in quella del racconto: esiste un rapporto tra scrivere e cucinare? 

Ogni cuoco è un artista. L’ingrediente che lo contraddistingue è la fantasia, lo stesso che occorre per scrivere. Quindi sì, certo, sono due attività tra loro strettamente connesse. Ogni piatto, a pensarci bene, può essere un simbolo di storia e tradizione, può trasformarsi in un racconto o in una poesia. In questo senso letteratura e cibo vanno a braccetto. 

Qual è la differenza tra questo libro e il precedente? Sono entrambi racconti brevi di aneddoti e ricette, cos’ha di diverso questo suo ultimo lavoro? 

Il primo libro nasce dalla passione, è pieno di sentimento, di momenti e di aspettative. Il secondo torna a pescare nei ricordi ma in modo completamente diverso, con una scrittura più ponderata, più strutturata se vuoi. Per esempio qui oltre alla parte narrativa e alle nuove ricette sono inseriti due miei racconti legati sempre al tema gastronomico. Direi che il concetto di cibo e di cucina è ampliato. Qui la cucina è anche storia. Scrivo di alcuni piatti prendendo spunto da grandi interpreti medioevali come Maestro Martino, definito anche “il Leonardo da Vinci della cucina”, e rinascimentali come Bartolomeo Sappi, cuoco personale di Pio V e autore di uno dei più famosi trattati di gastronomia della storia, senza dimenticare Apicio. Non solo cuochi, ma anche personaggi importanti nel panorama letterario. 

Non c’è due senza tre. Sta già lavorando al suo terzo libro? 

In realtà un libro già esiste. Ho scritto un romanzo che racconta le vicende di una comitiva di ragazzi di sedici anni, ambientata negli anni ’60, quando c’erano i Beatles e le ragazze si conoscevano solo grazie all’Azione Cattolica. La storia si svolge nell’arco di un anno, un anno ricco di trasformazioni. 

Niente più ricette e aneddoti dunque? 

Se dovessi pubblicare un terzo libro a tema culinario, probabilmente lo farei con una struttura diversa, come una sceneggiatura forse… 

Molti cuochi raccontano le loro storie a dei ghost writers mentre nel suo caso si tratta, è proprio il caso di dire, di “farina del suo sacco”. Ho una formazione letteraria, leggere e scrivere sono due mie grande passioni. Questo libro l’ho pensato e costruito sull’aneddoto, uno strumento retorico paragonabile, a mio avviso, a un gossip più raffinato, perché ha il merito di portarti indietro nel tempo. Spesso chi cucina ha poco tempo per scrivere ed è questo forse il motivo che induce molti miei colleghi a ricorrere a qualcuno che lo faccia per loro. Certo se avessi più tempo potrei scrivere molto meglio, ma ho solo la notte che, con il suo silenzio, mi aiuta a pensare ed elaborare prima su carta e poi… e poi per fortuna che esistono gli editor! 

Un’ultima domanda per concludere. Vorrei chiederle qual è il personaggio a cui avrebbe voluto preparare un pasto ma ancora non avuto l’onore di farlo? 

C’è un personaggio che mi farebbe davvero piacere incontrare alla mia mensa: si tratta di Woody Allen, sono un suo am- miratore. È un uomo di grande ironia e levatura intellettuale. Sarebbe un sogno incontrarlo. Tra i rimpianti ce n’è uno: avrei tanto voluto deliziare con i miei piatti Alberto Sordi, ma pur- troppo non potrò più vederlo varcare la porta del mio ristorante. 

Chissà che lo scrittore e sceneggiatore americano non legga questo sogno per trasformarlo in realtà… 

 

Estratto dal libro di Claudio Gargioli “La Mia Cucina Romana” – (Atmosphere Editore) acquistabile presso il ristorante Armando Al Pantheon oppure su Amazon: